• Energia - La controversa  politica nucleare iraniana

Sale ancora alla ribalta la questione sull'uso del nucleare per questa nazione mediorientale. La questione e' meno intuitiva di quanto si legge dalle notizie e con dei risvolti economici che non hanno il dovuto rilievo.  L'energia nucleare costituisce un concorrente rispetto a quella a produzione petrolifera. Per cui necessariamente un successo dell'energia nucleare avrebbe impatto sui conti delle economie dei produttori di petrolio. Molte delle campagne che si sono sentite contro l'Iran potrebbero essere piu' dettate da motivi di difesa di questi interessi petroliferi che il risultato di reali minacce all'ordine e stabilita' mondiale. D'altra parte la tecnica di certe nazioni quando si deve difendere interessi economici capitalisti-colonialisti non e' una eccellente e questo si sa. Nel caso del nucleare si demonizza una tecnologia, tra l'altro di concezione italiana, che minaccia gli assetti della oligarchia dei produttori del greggio.  L'Iran e' anche un primario produttore di petrolio. Questa politica  promuove la energia nucleare proprio da un paese  produttore, con la quale si distanzia da questi approcci.  La questione nucleare iraniano data decenni.  Le contestazioni raggiunsero toni quasi da presagire una nuova guerra dopo l'invasione dell' IRAQ nel 2003. Alla fine si rivelo', tuttavia, che la campagna fosse piu' di stampa filoconservatrice  britannica  che di sostanza.  Il fatto venne a galla. La Europa unita uscì fuori dalle campagne antiiraniane presto  e poco dopo lo stesso governo USA mise fine di fatto  alle ostilità.

 I rischi  dall'energia nucleare, mostrano   gli esperimenti francesi che hanno praticamente nazionalizzato la produzione di energia nucleare, sono abbastanza contenuti di per se e  piani di queste nazioni che seguono programmi energetici nucleari e di altre fonti quali centrali ad idrogeno, andrebbero piuttosto incoraggiati. Il tutto cade in uno scenario che ben si sa queste risorse petrolifere alla fine sono limitate ed alcune di queste nazioni produttrici sono già verso l'esaurimento e  pensano al dopo.  

(Ottobre 19)

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