• I cambi di guardia nelle aziende familiari. Le vicende del gruppo Carola di Napoli

 

Le societa' familiari spesso sono piccole aziende che si conducono in proprio con pochi problemi nel commercio e nell'artigianato ma spesso sono aziende di qualche dimensione per cui, quando il titolare per motivi suoi decide di lasciare la gestione, sorgono una serie di fatti con  possibili  impatti economici,  occupazionali e di benessere per soci con repentini cambiamenti di scenari.  Si esamina qui un caso del gruppo di aziende Carola di Napoli di cui il direttore di questo centro studi e' parte ancora.  Il gruppo  ruotava intorno alla azienda di costruzioni nata agli inizi del 900 quando aveva costruito alcuni edifici in Napoli e fu condotta in particolar modo a partire dagli anni 40 dall'ing. Vincenzo Carola che la portò a una presenza nel settore, in particolare l'edilizia civile ma anche lavori per conto terzi nelle commesse statali e private. Particolare sviluppo lo ebbe nel dopoguerra con la ricostruzione e con lavori edili infrastrutturali costruendo ponti, strade, dighe ospedali e cantieri marittimi oltre ad alcune decine di edifici in Campania e oltre. A meta' degli anni 60 si era estesa alla produzione di macchinari edili ed aveva una fabbrica con circa 300 dipendenti che realizzava betoniere e attrezzature edili. Nel complesso aveva sotto i mille dipendenti ed era uno dei gruppi di spicco in Napoli e nel meridione.  In questa fase  V. Carola ( nonno di chi scrive),  gia presidente della Unione industriali di Napoli, decise di uscire dalla direzione operativa;  cio' avvenne alla fine egli anni 60.  Nel frattempo vi sono degli eventi relativi alla famiglia che hanno inciso sui fatti aziendali.  La figlia P. attratta da Parigi dove si era stabilita per gli studi si sposa con un francese, Correvano  gli anni del trattato di Parigi con cui l'Italia ammise responsabilità alle cause dell'inizio della  guerra e  pagava costi del conflitto.    Con il sig, A.T. ritorno' dopo sposata con un figlio di nazionalita' inglese che appunto, essendo lei Italiana e il padre francese, non si spiegava molto. Questi visse in Inghilterra per la educazione obbligatoria prima di trasferirsi in Italia. Si ricostruisce che V. Carola non deve avere gradito molto questo figlio di nazionalita' monarchica, essendo egli abbastanza nazionalista nonchè convinto italiano liberale durante e dopo  la guerra. Trovarsi un inglese  gia dava a intendere un possibile fine recondito dinastico organizzato ab extra. In effetti la realta' inglese imprenditoriale e' alquanto diversa di quella italiana.  Gli inglesi hanno una organizzazione della proprieta' mobiliare di direzione molto centralizzata che se da una parte hanno compreso degli aspetti della conduzione dei business, evitando i  litigi tra  parenti ed  annullamenti  di patrimoni, dall'altra, per quanto riguarda i fatti economici, ruotano molto  intorno agli interessi della corona che di fatto​ dirige il sistema imprenditoriale, per lo meno la parte saliente costituita di buona parte dalle grandi aziende,  nonche' il sistema bancario e di commesse tramite le nomine. Per cui in breve, le aziende in particolare quelle familiari che hanno una reputazione, vengono presto convogliate verso il gota capitalista condotto da famiglie affiliate alla corona o comunque ed esse facenti capo, che entrano nei capitali di queste aziende con soldi ma anche con artifici, fino a acquisirne il controllo e quindi quando in mano, le fanno decollare grazie agli appoggi della nomenclatura, da quella bancaria , dei capitali, e delle commesse. Un sistema quindi controllato e da cui ne traggono i benefici economici, la classe aristocratica e suoi affini. ( per chi voglia sapere di più di capitalismo e questioni di classe, un fatto ancora poco capito, trova un lavoro abbastanza esauriente  questo link). In quegli anni lo  scenario della natura "plutocratica" dello stato inglese era noto ai più e V. Carola sembra gia vedeva una possibile mano dinastica andare a insidiare le sue aziende. Che il figlio P.T. di A.T. primo dei nipoti per nascita, potesse, come tutto dava ad intendere, crescere  nelle buone scuole britanniche e quindi entrare un domani nei quadri aziendali e poter prendere il controllo del gruppo forte di appoggi   e della guida del padre, fu motivo per cui decise di ricorrere ai ripari.  Egli quindi fece delle riorganizzazioni del suo patrimonio di aziende e  compenso' le sue proprieta' con delle donazioni, tra cui alla figlia P.  mentre pero' dall'altra passo' la guida delle  2 aziende agli altri figli.  Dopo questa riorganizzazione il sig. P.T. si trovò  preclusa quella strada premeditata di un possibile ruolo nelle aziende con il prevedibile disappunto del padre A.T. Che V.Carola avesse fatto un centro  lo sostiene il fatto che A.T. da alllora poco si vide mai in Italia e presto la moglie P. si separo' da lui mentre il figlio P.T., caduto in interesse, fece poi  l'artista.  Da una parte, con ogni certezza egli aveva visto giusto su un fatto, cioè  che la presenza di questo  figlio spurio britannico non convinceva.  Dall'altra, sottovaluto' la questione. Questo potere britannico ancora oggi influente, denominato capitalismo, che spazia dal middlesex   agli USA , alle ex colonie britanniche  e che controlla e decide in miriade di aziende, avezzo alle prese aziendali ovunque, dall'altra, anche se qualche sotterfugio lo fa , qualcosa lo hanno capito su questo sistema  con i suoi difetti e sprechi.   Una organizzazione che tira fuori parecchie imprese   fino a farne in alcuni casi dei veri colossi di imprese, anche se   dopo che gli originari creatori e fondatori spariscono tra i piccoli azionisti ed ininfluenti nelle decisioni.  Venendo al gruppo Carola, V. Carola quindi, passo' alla fine degli anni 60 le redini delle sue aziende ai due figli e cosi' si ritiro' dandosi all'impegno associativo e sociale.  La ditta di macchinari edili, affidata a uno dei figli,  falli' quasi dopo appena 4 anni e fu salvata cedendola allo stato ma costando non poco del patrimonio per ripianare i debiti che aveva contratto.  La Impresa di costruzioni diretta dall'atro figlio, ingegnere e padre di chi scrive, durò qualche decennio ma gia nel 1985 aveva solo 5 dipendenti   ed  era ormai una finanziaria di partecipazioni di minoranza in lavori edili, anche ben inserita, ma che in edilizia non è la cosa piu' facile tenersi competitivi senza controllo azionario. Oggi, senza anche questa guida e una coordinazione, gia' è praticamente estinta.  Nel 2016 aveva 1 dipendente e proprio il direttore di questo centro studi si impegno per farlo dimettere.  Si puo' dire, in breve, che anche se si e' evitato un controllo estero su queste aziende, dall'altra le aziende sono andate in rapido declino.   Il gruppo non ha fatto i conti con un ben studiato cambio di guardia che mai avrebbe portuto concretizzarsi come fatto nel dare le due aziende a  figli,  non tutti con gli studi necessari cio' senza pensare alle rivalità e competizioni familiari che raramente vanno a convivere con l'interesse collettivo.   Anche se il piano del sig, A.T. è fallito, la sfida lanciata da questa manovra dinastica non e' stata vinta.

   In effetti, quale e' la strada per gestire i cambi di guardia nelle aziende? Per chi ha  vissuto da vicino queste vicende e di prima persona, si può azzardare  dire che  tanto vale copiare gli inglesi nelle politiche, come fanno ad esempio i piemontesi, senza ovviamente tenere conto dell'interesse monarchico o farsi prendere le guide delle aziende dagli stranieri. E quindi scegliere buoni manager a cui affidare la guida operativa e darsi buoni regolamenti di statuto e dirigere dai consigli di amministrazione, anche con membri familiari.   Perfezionare quindi  il controllo familiare  sui controlli di gestione e  finanziari.   Impedire che i  figli dei titolari vadino a occupare cariche esecutive nei quadri aziendali e ammettere nei consigli di amministrazione solo quegli esponenti familiari con provati studi. Separare quindi l'interesse proprietario dalla  guida aziendale. Cio' ovviamente se la dimensione di azienda lo rende pratico.  Insomma riconoscere che le aziende anche se private, svolgono un ruolo pubblico e su cui convergono anche interessi di chi non e' azionista.

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Organizzazione tipica di fabbrica con separazione tra cariche  gestionali e direttive.

I cambi di guardia nelle aziende