• L'ACCERTAMENTO DELLA TASSA SUL REDDITO

(editoriale pubblicato nel 2015 e ripubblicato con qualche variazione)

Negli anni 20 del secolo scorso  si dice abbia fatto fortuna nella produzione di alcolici e che aveva una notorieta’ per cui quello che diceva finiva sui giornali come se fosse un politico, e non c’era funzionario o politico che non si intratteneva con lui in scambio di opinioni. Mentre in Inghilterra i proprietari delle distillerie di alcolici acquistavano fortune e reputazione, negli USA invece questa della distilleria era attivita’ fuorilegge. Il proibizionismo sugli alcolici fu poi abolito ed i fatti hanno detto fosse un errore e comunque e’ visto oggi tra quelle attivita’ statali illiberali. Si parla di Al Capone.  Questo inusuale imprenditore divento’ poi il centro di una ostilita’ di una parte della amministrazione USA, tradizionalista, in lotta da sempre con gli italo-americani per cui parte di questa amministrazione cercava pretesti per arrestarlo.  Subi piu’ inchieste per esempio una nella quale era accusato di fare sleali politiche sui prezzi nei mercati alimentari, accusa quanto mai sproporzionate alla etichetta di gangster che questa classe USA gli ha associato nei media. Comunque alla fine fu accusato di evasione fiscale perche’ evadeva sembra la tassa sul reddito.  La tassa sul reddito che fu inserita nergli USA nel 1913, segui’ cio’ che avvenne in Inghilterra dove per prima apparve alla fine del secolo ed era una assoluta novita’ nell’ambito della normativa fiscale. In Italia fu introdotta negli anni 20. Le pressioni per una tassa sul reddito arrivavano da piu’ parti anche dall’ideologia marxista, nonche’ da gruppi di economisti. In pratica, la raccolta fiscale si muoveva da un sistema di tasse sulla persona o “ a testa” e sulla proprieta’, ad un sistema di tasse sul reddito cioe’ in rapporto e proporzione alle tasche di ognuno in base ai propri guadagni. Ci si potrebbe domandare se il sistema fiscale fino ad allora “a testa” per secoli fosse un sistema di corte vedute e se questa tassa sul reddito fu una soluzione autenticamente innovativa. Vero infatti che la tassa sul reddito presenta delle difficolta’ pratiche ad esempio che risiedono proprio sull’accertamento dei redditi, e poi di equita’ nonche’ di diritto, cioe’ perchè far pagare piu’ ad alcuni e meno ad altri sulla base che un soggetto guadagna di piu’ di un altro. Temi questi di non poco conto. In precedente articolo si è discusso nella proporzionalità della tassa sul reddito al salire del reddito, un principio molto discutibile suggerendo un massimo di tassa ( in denaro) che un individuo debba pagare.  Giusti o meno giusti i fondamenti di diritto su questa tassa, rimane da valutare anche il sistema di accertamento e di raccolta, che e’ un aspetto che ha non pochi lati discutibili. Accertamento sul reddito della gente e’ compito quanto mai arduo; si affida alle aziende impiegatizie per la raccolta delle tasse dai salariati e sul principio dell’autocertificazione del contribuente negli altri casi.  Si potrebbe discutere su questo sistema che genera due classi di cittadini in base alla certezza dei redditi fiscali. Infatti, al primo esame, la tassa dei salariati è facile da raccogliere perche' viene raccolta alla fonte. Per il resto, autonomi e imprenditori si potrebbe discutere sul sistema dell’autodeterminazione fiscale sia un fatto proprio o meno, e quindi se corretto esigere tasse senza aver fatto un invito al pagamento al cittadino ma attendersi che altri lo facciano per loro ( le aziende) o che questi lo facciano di proprio.  Lo stato , mentre dichiara la tassa e’ sul reddito, si trova di fronte ad una obiettiva difficolta’ di imputare l’imponibile di tassa a ciascuno da prima. Tolti i salariati , dice il fisco, "lo dica il contribuente quanto guadagna; poi, se inganna il fisco, sara’ punito".  La verita’ e’ che la questione e’ un po piu’ complessa di come si fa intravedere. Infatti bisogna guardare la questione dal profilo del diritto e quando nasce l’obbligazione di un privato al pagamento della tassa e se un invito a pagare diretto al contribuente debba contenere un importo gia definito contenuto in un avviso. A rigore di legge senza avviso non nasce obbligo rimanendo nella incertezza che il calcolo potrebbe essere contestato dal fisco. Un pagamento se eseguito, dovrebbe estinguere qualsiasi obbligazione mentre allo stato attuale rimane pendente da un ipotetico accertamento dello stato.  Quindi la domanda: esiste un obbligo a pagare senza avviso? Una procedura da rivedere.  Rimane legittimo chiedersi se questa tassa sul reddito cosi’ come e’ istituita in stati monarchici quando l'aristocrazia era esente da tasse a colpire le classi liberali in ascesa, sia cronistica oggi e la ottimale e la giusta soluzione per una repubblica democratica.  Tornando poi ad Al Capone, considerando che si era agli albori della tassa sul reddito, e se abbia detto alla amministrazione USA la stessa cosa, cioe’ “ti pago se mi dici quanto devo”? In questo caso forse avrebbe avuto delle ragioni a non pagare.

LA TASSA SUL REDDITO: UN SISTEMA FISCALE EQUO?