• Mercati regolamentati: servizi legali

Quando le leggi entrano a regolare determinati prodotti e  servizi, a imporre regole ai praticanti oppure agli utenti si parla di mercati regolamentati. Leggi possono regolare  prodotti o servizi, ad esempio prodotti farmaceutici,   l'accesso a una professione ( ingegnere, medico)  su aspetti del tipo qualifiche professionali, organizzative, deontologia e correttezza professionale. Fatto che puo' comportare anche intraprendere specifici test e autorizzazioni al fine di garantire quella qualita' del servizio per l'utenza.   Alle volte i servizi sono regolati anche per quanto riguarda l'utenza. Questo avviene quando si impone un obbligo  di legge a acquistare determinati servizi da specifici professionisti o specifici prodotti. Questo si presenta in particolare nel settore servizi legali. Il codice di procedura civile infatti mette un obbligo ai cittadini che iniziano domande giudiziali, di ricorrere ad un avvocato ( art 82 cpc).   Quando una legge pone un obbligo al cittadino di ingaggiare uno specifico professionista o acquistare uno specifico prodotto o servizio, che nel caso dei servizi legali e' costituito da una domanda per un rimedio di legge, crea necessariamente una situazione di mercato ristretto che ha  effetti sulla domanda e sull'offerta. Una norma restrittiva puo' avere impatto sui prezzi, sulla produzione o fornitura di un servizio.  Nella fattispecie dei servizi legali, la domanda di prestazione da parte di utenti, cittadini che vogliono accedere alla giustizia con una domanda (esempio una citazione per ottenere un rimedio di legge) tende a incidere sui  prezzi  dei servizi;  l'incontro domanda/offerta diventa regolato dalla legge, in termini economici, la domanda di un bene  o servizi oobbligatorio e cosi' l'incontro tra domanda e offerta, diventa  essendo il  privato  costretto a quello specifico servizio in una accettazione a pagare anche prezzi superiori del dovuto che  in normali circostanze sarebbe , pur di accedere al servizio perche' non puo' fare a meno.  Non puo' ad esempio un privato preparare egli stesso la domanda se non in limitati casi, e depositarla in tribunale in proprio, come avviene in altri paesi.   Quando i mercati sono cosi regolati, vi e' un comportamento degli agenti prestatori per cui , anche se la offerta puo' essere variegata e caratterizzata da libero ingresso che quindi significa che gli utenti possono contattare piu' di un professionista e verificare prezzi, i praticanti, anche se non necessariamente tutti, tendono a trovare pratiche comuni per ridurre l'offerta e aumentare i prezzi. La restrizione di offerta e' una pratica che alla fine ottiene alzare i prezzi medi sulla convinzione di una  utenza disposta a pagare di più di  quanto il mercato determinerebbe se in condizioni di libero scambio. Questa pratica si attua , tra i vari modi,  con complicazioni al momento di  assumere incarico, orari ridotti al pubblico, irreperibilità. Un rifiuto di un legale ad assumere incarico,ad esempio, potrebbe essere di fatti una restrizione di offerta.  Anche se gli utenti possono contattare piu' professionisti, rimane alla fine che finiscono per offrire cifre anche superiori pur di accedere al servizio. Dall'altro lato, i praticanti che riducono l'offerta , anche se ottengono piccole riduzioni di servizi prestati, alla fine i prezzi maggiori sono tali da comportare guadagni superiori. ( principio dell'elasticità di domanda/offerta)  L'obbligo agli utenti tende quindi a risultare in comportamenti di cartello.  A fronte di questa situazione innegabile, il codice quindi prevedeva 2 cose:

1 – che i legali non potevano rifiutare l'ufficio salvo se con validi motivi, dopo una Legge del 1933 in era fascista

2 – che le tariffe fossero regolate per legge con dei massimi.

In questo, quindi, il codice, consapevole,  aggirava questi limiti; sia la riduzione di offerta che l'aumento costi. Molte leggi di quel perido erano abbastanza finalizzate nella tutela dei cittadini.  Questa situazione quindi regolava fino al 2005 il mercato dei servizi legali che garantiva un certo accesso al rimedio di legge garantito a costi ragionevoli.  Nel 2005 il governo della sinistra argomentava, pero', anche con qualche velleità  antifascista per cambiare le leggi di quel regime, in senso opposto e lamentava che il mercato andava deregolamentato, che gli avvocati non rispettavano i tetti alle tariffe ed evadevano il fisco. Il buonsenso avrebbe dovuto suggerire, quindi, che si fossero rimossi entrambi i limiti, alle  parti ed agli  avvocati, liberalizzando il mercato. Invece, con miopia non piccola, la legge, che pensava piu' al fisco che al cittadino utente, ando' solo ad aiutare gli avvocati rimuovendo i tetti alle tariffe dicendo che cio' avrebbe aumentato il gettito fiscale. Ha lasciato le parti invece  con l'obbligo di legge immutato ma ora, con tetti ai prezzi rimossi a rischio di pagare sovraprezzi.  Un solo punto ha fatto la legge istituendo un tariffario piu' semplice rispetto al macchinoso calcolo delle prestazioni di specifici sub.servizi con uno basato sul valore del contenzioso. Un metodo, tuttavia, ancora è poco rifinito.  Ad esempio manca la proporzionalità tra onorari corrisposti e stadio di completamento delle cause  e non viene stabilita quale quota  necessariamente debba pagarsi dopo il giudizio con la liquidazione delle spese da parte del giudice. Situazione per cui oggi un utente si puo' trovare di fronte a pagare alti anticipi, se non tutto anticipato,  prima ancora di iniziare la difesa in caso diverso potrebbe finire a dover  rinunciare all'accesso alla legge.  La questione e' abbastanza complessa data la criticita' della funzione giustizia per mantenere l'ordine e la legge nello stato e con conseguenze non facilmente prevedibili. Si verificherà con alta probabilità  tariffe ai massimi e un numero sempre maggiore di esclusi dal servizio giustizia, un tribunale elitario ed ovviamente maggiore disonesta' nonche' piu' incentivi a organizzazioni autonome di giustizia.  Una classe forense alla fine insoddisfatta come gia si sa lo è,  con i migliori avvocati che non vengono notati e, come tipicamente avviene con misure protezionistiche, pochi incentivi a migliorare. Per quelli che reputeranno pagare costi maggiorati, una minore qualita' del servizio per loro.  Come ovviare? La verita' e' che la legge dovrebbe affrontare il problema per un pratico accesso alla giustizia a prezzi equi con misure studiate ad hoc. Vi sono 2 strade:

-  mantenere l'obbligo al legale ma chiarire non un obbligo al patrocinio, ma semmai  un obbligo a depositare la domanda di rimedio di legge nelle mani di un avvocato, fatto che responsabilizzerebbe i professionisti,   stabilire tetti alle tariffe legali con pagamenti regolati per stato di completamento delle cause; stabilire un obbligo dei legali a prendere le difese come   funzionari del tribunale,  uno sportello che assegni i legali di ufficio a chi riceve immotivati rifiuti su semplice domanda, come avviene per il settore penale; una norma che stabilisca i legali non liberi professionisti, ma funzionari di giustizia.

-  in stile piu' liberista, rimuovere l'obbligo al patrocinio per tutti. Avvocato quindi facoltativo come avviene quasi ovunque in altri paesi. Si potrebbe inserire un cancelliere attivo nei tribunali con le parti  che renda piu' spedito il lavoro del giudice stando un po dietro alle parti per lo sbrigo dei requisiti  con formalita' procedurali semplificate per i cittadini autorappresentati. Una misura che ridurrebbe anche i budget di spesa per il patrocinio a spese stato.

Con gli attuali interventi legislativi e queste strozzature al libero accesso ai tribunali, anche se non l'unico problema che affligge i tribunali,  non si puo' prevedere un miglioramento della giustizia a un'orizzonte ragionevole.  ( Luglio 2020)

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