QUANDO L'ETICA  RELIGIOSA  COLLIDE  CON I PRINCIPI  ECONOMICI

Guardando al mondo degli affari, gli operatori economici sono spesso in confiltto con gli ideali religiosi. VI e' da menzionare il concetto di profitto e guadagno; storicamente  la chiesa cattolica, prima chiesa per diffusione in Italia ed in Europa e che applica i principi della fede  ebraica, gli è abbastanza avversa,   quasi come di fronte al  frutto di  peccato.  In genere la dottrina sostiene la tesi che il profitto o la ricchezza terrena oltre il sostentamento non appartiene agli uomini ma bensì e' bene divino. Valori, dicono i religiosi,che  necessariamente sono subordinati a quelli principali dell'altare. Il profitto, dicono,  e' di dio.

La verità e' che la contemporanea società, per quanto riguarda la fede religiosa, orbita intorno ai valori di altre nazioni. Non esiste una religione ufficiale che sia caratteristica della terra italica, o per lo meno non c' e' oggi. In Italia e altrove si e' stabilita in modo capillare una religione che si origina in un paese mediorentale.  Un italiano potrebbe porsi il  quesito se, dovuto a una   appartenenza religiosa che nel caso di quella cattolica avviene per automatismo dalla nascita e non per scelta personale,  venga  inquadrato inconsciamente in valori non della propria cultura.

Su questa base, non pochi sono quelli che da una parte credono nei principi  dell' industria e commercio, degli affari e della finanza, che prediligono il profitto come quell'elemento innato e naturale motore del progresso industriale e economico ma quando al termine delle giornate lavorative  si immedesimano negli equilibri sociali dominanti e si girano a scambiare opinioni  trovano opinioni un po involute, difficolta' e opposizioni a una vita di guadagni che deriva da una cultura religiosa dominante. ( per chi non crede in cio' legga questo articolo ) Lo stesso comunismo ideologico, che faceva propria la bandiera della denuncia della natura predatoria del guadagno e', alla fine,  l'idealizzazione di un principio cattolico adattato alla realta' funzionale dello stato moderno dalle iniziali retoriche dell'ideologo Marx.   Anche i moderni stati sociali che hanno iniziato a applicare la tassa sul reddito, a colpire il guadagno,  derivano da convincimenti religiosi. Criticarei principi  religiosi è  compito non facile ma si può criticare chi si affilia a questi senza conoscere.  La affiliazione alla religione cattolica   non sta bene a tutti e molti e ne vorrebbero uscire.

Come si abbandona le fede religiosa? Per chi vuole abbandonare la fede la cosa alla fine e' abbastanza semplice. Si scrive una lettera alla propria parrocchia di battesimo, al reggente, e si informa con buono stile, di non volere piu' appartenere alla religione cattolica e si manda via raccomandata. La ragione deve essere ben ponderata; la cosa migliore da dire, senza dimenticarsi due righe di buone parole per Cristo, escluso per quei cittadini ebrei di discendenza, e' che le ragioni dietro i resoconti della cattolicità non collimano con la cultura e identita' e modo di vivere italico e di chi non e' ebreo. Il prete subito capira' e lo sa e se lo aspetta di ricevere delle defezioni su questa base.

Quali sono i vantaggi e quali i costi dall'abbandonare una fede? In primo luogo si e' sottoposti a meno condizionamenti, a meno regole, si evita di essere messi all'indice per ragioni etiche. SI e' piu' liberi delle proprie scelte. Oggi l'inquisizione non esiste piu' ma era un organo di ordine religioso  e ne  rimangono parecchi residui che uno vorra' pure essere esente dal subire. Per quanto riguarda i costi, si e' di fronte ovviamente alla realtà che se uno abbandona la fede constata l'assenza di un culto ufficiale italico, eccetto quello minerviano che e' l'unico che regge ancora anche se non ha una vera ufficiale organizzazione. Poi vi sono abitudini stratificate di modelli di vita che e' bene che uno sia pronto a rinunciare. Nell'insieme, per chi non condivide certi valori, sarà questo un passaggio necessario nel perseguire le proprie convinzioni.