IL FASCISMO E I PRINCIPI ECONOMICI

Risulta dalle cronache di quegli anni che Mussolini risedette del tempo in Svizzera. Sembra che fosse noto agli svizzeri e che frequento' loro universita'. Non chiaro se si limito' a risiedere nella Svizzera Italiana oppure se frequento' anche le universita' della Svizzera francese in particolare la Universita' di Losanna dove insegnava il celebre economista V. Pareto. Infatti secondo alcune fonti egli forse frequento' corsi con lo stesso e comunque durante il fascismo lo stesso Pareto fu invitato in occasioni  ad assolvere incarichi durante i fascismo e che vi fosse una conoscenza diretta.

Pareto, originariamente un ingegnere italiano che si laureo' successivamente in economia e' una figura nota nelle scienze economiche ovunque nel mondo per i suoi teoremi. In particolare per la cosiddetta ottimalità paretiana. Un principio che stabilisce che le industrie in una economia si organizzano in termini di impiego di risorse ( capitali, lavoro) in modo da ottimizzare i rendimenti cosiddetti marginali, cioe' i ritorni per unita' di impiego;  le industrie che maggiormente sono redditizie, si espandono in misura maggiore di quelle meno redditizie fino a  che  i ritorni da ulteriori impieghi in una o in un'altra si equivalgono.

La Universita' di Losanna era poi particolarmente nota gia da tempo per il lavoro di precedenti studiosi. Ma Pareto fu anche noto per la diatriba economica con il collega inglese Marshall. Marshall  applicava i principi di economia di equilibrio e gia si prestava a dare piede in quegli anni ai precetti del capitalismo in particolare quello britannico.  Proprio allora difatti in Inghilterra si diffondevano le basi della tassazione sul reddito, tassa che andava  in particolare a colpire le attivita' imprenditoriali e la classe borghese in un paese dove le aristocrazie erano generalmente esenti da molte tasse;   si facevano strada precetti per imbrigliare il progresso economico guidato dalle classi liberali borghesi e   questa tassa sul reddito, concepita alle origini da C. Marx, si rivelava non genuinamente concepita.

Mussolini, dal canto suo, su queste basi, ben presto contesto' molti dei principi socialisti che egli sostenne inizialmente,  fino a  diventare un critico del socialismo ideologico e del capitalismo dove i due , capitalismo e socialismo apparivano correlati in fine economico.  Egli si pose agli antipodi del capitalismo britannico e suo ordine che veniva definito dai precetti fascisti con il termine “plutocratico”.   Una visione paretiana quindi. Alla ostilità degli inglesi contro gli stati corporativi europei di Italia e Germania contribuirono  queste politiche.

Venendo quindi all politica del fascismo, la dottrina corporativa era senz'altro specchio di buoni principi economici , tradizionalisti di matrice illuminista nei quali si dava priorita' alla libera iniziativa, allo sviluppo delle corporazioni, ovvero aggregati di agenti economici che ruotano intorno alle industrie in concorrenza tra loro;  scenario opposto alla competizione di classe socialista, piu' distruttiva, che vede la competizione meramente tra lavoro e capitale dentro ciascuna industria. SI intravede nel fascismo senz'altro la influenza di questa scuola continentale europea di matrice italo-elvetica.

Si puo' trarre una conclusione che questa grande propaganda che oggi si sente contro il fascismo proprio non collima con queste basi che assolutamente invece indicano che dietro la politica fascista vi era la difesa di corretti principi di economia classica. Idee che il fascismo porto' avanti ma che si originavano su principi economici accademici e che si farebbe bene oggi a rivedere parecchie opinioni viziate da propaganda  perche', a una valutazione tecnica, la teoria fascista sul corporativismo , ovvero il patto tra capitale e lavoro al fine del progresso di una industria e quindi dell'economia, e' senz'altro capisaldo di sviluppo economico.

SI puo' anche dire  a proposito di queste critiche e propagande che accusano il fascismo di fini eversivi e illiberali, senz'altro  non dovrebbero essere implicate queste politiche economico- sociali che non si originavano ovviamente  in borgate di rivoltosi.  Anzi, è proprio su questo tema che si dovrebbe interpretare molte delle critiche che il fascismo è oggetto oggi.  SI puo' azzardare dire che se la nazione vuole mantenere una sua competitività economica e status internazionale,  si dovrebbe proprio per prima rivedere queste leggi antifasciste, per molti versi  obsolete. 

Febbraio 2023

 

IL FASCISMO E I PRINCIPI ECONOMICI