LA TASSA SULLA SUPER RICCHEZZA

Recentemente le cronache riportano notizia di nuove misure fiscali contro la super ricchezza di imprenditori USA. Il progetto di legge americano propone una tassa sulle plusvalenze non realizzate del valore di azienda. Il fatto porta alla necessita' di comprendere la natura del problema.

Il principio di livellare la ricchezza è da sempre nelle finalità degli stati attuali da quando la tassa sul reddito e' stata adottata nelle contemporanee legislazioni. La tassa sul reddito introduceva un nuovo concetto di tassa che si poteva misurare in rapporto ai guadagni; nasceva a cavallo del 1900. Il principio ispiratore era di fare egualitarismo. Simile e' il principio di tassare la super ricchezza. Ma e' il principio corretto? E' giusto tassare questa super ricchezza? Quali premesse la validano rispetto al principio di tassare l'uso del bene pubblico o effettivo consumo che di esso si fa?

Le basi etiche dell'egualitarismo

Tra i diversi principi che hanno ispirato la tassa sulla reddito, non tutti sanno che il primo e' l'egualitarsimo su base religiosa. Infatti il principio di tassare il ricco codificato in leggi dall'economista Marshall, deriva un po' dai dettami biblici, in gran voga nell'Inghilterra vittoriana,  che si sono affermati con la cattolicita' e religioni connesse incluso la anglicana. Si puo' rispondere subito che l'egualtarismo su base religiosa è senz'altro un principio vago e non un giusto ispiratore.

L'egualitarismo religioso si basa sull'accusa di ricchezza personale vista come peccato. Dietro questo movente si è dimostrato però dai corsi della storia che vi e' sempre stato un fine avido e cioè quello di impossessarsi della ricchezza della gente piu' ricca sul pretesto di accuse e che si originava nelle antiche terre di culture preromane del tipo “ tutto a me , niente a te”  e che ha ispirato da sempre l'azione religiosa fin quando ha potuto esprimersi in Europa che fini nell'era medievale con il far confluire le terre e tutti i beni lottizzati in mano a classi privilegiate dipendenti dal clero che solo guerre e rivoluzioni, molto sanguinose, sono riuscite a terminare. In particolare la tassa sul reddito venne concepita per tassare la borghesia industriale dopo le rivoluzioni ottocentesche. L'accusa sul guadagno come peccato, partendo dal tassare i piu' ricchi sulla base che il surplus è del “Signore”, e' una reminiscenza di quell'ordine e finisce inevitabilmente con altri accentramenti e con peggiori diseguaglianze.

I monopoli naturali

La ricchezza dala produzione si puo' classificare per sommi capi, in 5 categorie. Nella prima rientrano   i monopoli naturali.  Determinate ricchezze sono il frutto di fatti fortuiti , ad esempio quelle derivate dallo sfruttamento di risorse naturali ( oro, petrolio, metalli preziosi); a risultato  taluni hanno raggiunto grandissimi tornaconti economici rispetto alla gente ordinaria senza un effettivo lavoro. L'esempio sono le grandi dinastie petroliere. Livellare le ricchezze da risorse naturali ha una sua logica. Infatti si potrebbe dire che e' giusto che lo stato intervenga a nazionalizzare le risorse ( non a punire la ricchezza), a esempio  certe risorse naturali che cadono nelle proprieta' terriere di  qualcuno. Tale livellamento, tuttavia, non deve essere mai visto come una punizione o peccato, ma un rimedio pratico e democratico che si ispira sul fatto che le risorse naturali sono di tutti.  La politica di nazionalizzare le risorse naturali ha un fondamento corretto e alcuni stati la adottano anche compensando i proprietari che le cedono.

Le ricchezza residua feudale

Terzo e' il livellare le ricchezze di quelli diventati ricchi per privilegi del passato, cioe' di quelle classi residue delle aristocrazie monarchiche che si sono trovate con ricchezze derivate dal latifondo terriero, ovvero la nobiltà. Le rivoluzioni ottocentesche hanno fatto la loro parte in Europa per confinarle. In Cina vi e' stato un corso storico per nazionalizzare l'intera nazione dopo che con l'avvento della democrazia lì si  realizzò  che vi era una tale sproporzione di ricchezza che la stessa andava distribuita alla gente per far funzionare la democrazia. Punire la residua ricchezza dei tempi medievali e' senz'altro un giusto principio e molti stati la hanno adottata in tempi rivoluzionari; in Italia ciò è avvenuto con l'avvento della repubblica con  un corso di espropri  di terre che erano in mano alla nobiltà latifondista. Molti stati non la hanno compiuta, ad esempio in Inghilterra esistono ancora demani e privilegi patrimoniali a beneficio della corona inglese e classi affiliate.

L'impresa produttiva ( industria)

Vi e' la ricchezza accumulata con l'attivita' di impresa, sull'organizzazione della fabbrica e sull'innovazione dei  nuovi prodotti  e  tecnologie,  sul personale intuito e impegno di imprenditori.  Qui i legislatori, non tutti, che si muovono tipicamente sui principi del socialismo   su base egualitarismo sono  mossi da principi molto simili a quelli delle credenze religiose e comunque che da quelli derivano.  Come errato e' l'egualitarismo religioso, cosi' e' errato quello socialista. Dice il socialista: l'imprenditore sfrutta il lavoro e guadagna oltre quello che merita sul lavoro altrui. La verità è che questo, se ha creato un business di proprio, ha rischiato ed ha fatto guadagni per lui e per tanti altri e quindi non c'e' quell'appropriazione.

Non si puo' punire la grande azienda alla stregua di quel che si faceva per un latifondo terriero ne tanto meno si puo' criminalizzare un supposto insufficiente stipendio ai propri addetti il momento che comunque il lavoro che questi impiega e' pagato.  Punire l'arricchimento di impresa e' un principio errato che causa disoccupazione. Questo vale anche per chi ne benficia per strada ereditarie. Non potra mai essere l'ereditarieta' causa di ineguaglianza.

L'impresa artificiosa o capitalista

Specie simile a questa in aspetto ma del tutto diversa se si vede in chiave sociologica, e' quella classe di imprenditori che inizia la sua attivita' produttiva non sul merito proprio o sulll'inventiva e sacrificio ma sul favoritismo da qualche parte ottenuto, sia esso bancario o di commesse pubbliche ottenute fuori dall'ordinario. Aziende che una volta che hanno preso piede sono del tutto simili in aspetto alle aziende che si possono chiamare naturali o liberali. Queste aziende che si possono definire invece capitaliste o artificiose e' molto difficile ridimensionarle perche' non distinguibili dalle altre ma che, a differenza di quelle liberali o naturali, andrebbero invece livellate. Un fatto che tuttavia, richiederebbe delle leggi, non solo per individuare i casi ma sopratutto per prevenirli.

I grandi colossi impiegatizi

VI e' infine una realtà diversa e di altra natura; quei casi di aziende o imprese, enti  che hanno raggiunto una dimensione tale si da minacciare o condizionare l'autorita' dello stato. Un parametro potrebbe essere la soglia dei 500.000 addetti. Alcune di queste aziende diventano dei veri colossi e quindi finiscono per esercitare la loro influenza in conflitto con gli stati nazionali che invece , per diritto, sono democratici e basati sull'egualitarismo politico. Una azienda molto grossa  potrebbe minare le fondazioni democratiche di uno stato. Un fatto vero e che esiste ma, si nota, che non e' all'agenda dalle autorità.  Anche l'attuale dirigenza USA che in questi giorni mette all'indice questi super ricchi ( Amazon, Apple, Tesla) , non dichiara il fine proprio per quello che e'; infatti il fine dovrebbe essere tutelare la autorita' statale non di tassare la ricchezza.

Si potrebbe ad esempio obbligare i proprietari di grandi aziende oltre certe soglie di dipendenti o a cederle allo stato oppure, come spesso avviene, a nazionalizzarle anche attraverso i mercati azionari. In questo caso tuttavia non si parla mai di punizione, e anzi in cambio di cedere quote delle loro aziende dovrebbero gli stati che adottano queste misure conferire delle onorificenze a questi imprenditori, ad esempio l'accesso agli organi politici parlamentari.

Qualche esempio

Molte aziende anche a carattere familiare listate nelle borse valori come produttori di tecnologia, beni di consumo grandi cementieri, produttori di mezzi di trasporto, rientrano nella classe sopradefinita di impresa produttiva, e quindi di per se dovrebbero essere libere da gravami su base ricchezza anche se di dimensioni grosse.

Aziende come la Microsoft, in Italia la Mediaset, potrebbero entrare nella classe impresa artificiosa o capitalista dovuto ai favoritismi, noti , di cui hanno beneficiato quando sono decollate e potrebbbero essere invece regolate. La Microsoft con le licenze IBM, la Mediaset con i colossali finanziamenti di una banca milanese. Nei fatti il fondatore di Microsoft detiene oggi meno del 1,5% ed è fuori oggi anche dagli organi aziendali della software house mentre quello di Mediaset detiene ancora significative quote di partecipazione nelle società di media e editoria.

Tra i colossi USA di tipo liberale, termine con cui si vuole includere crescite più autentiche, nella Apple i fondatori e loro famiglie non sono presenti oggi tra gli azionisti di rilievo. Nella Amazon il fondatore detiene il 10%. Nella Tesla , appartenenza sociologica dell'azienda non ancora chiara, detiene il 16% ed oggi è in testa alle classifiche.

Infine vi sono le organizzazioni religiose che anche se non industrie,  dovrebbero essere limitate quando superano un certa soglia di dipendenti e di luoghi di culti in rapporto agli abitanti al fine di evitare che attraverso di esse si facciano strada  interessi avversi all'interesse pubblico.

In breve intervenire sugli eccessi di ricchezza è fatto che lista svariate tipologie e risponde a analisi sociologiche mai ne semplici ne univoche e ogni caso va classificato come a se stante prima di applicare specifiche leggi sulla ricchezza per se.

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